LA MIA STORIA IN 15 ALBUM

Tutto in 15 album

In ordine rigorosamente cronologico (per come li ho “vissuti”), ecco i 15 Album che hanno creato una svolta nella mia vita.
Non sono necessariamente quelli che preferisco né quelli che ricoprono completamente i miei gusti musicali.
Sono invece quelli che mi hanno trasmesso emozioni e sensazioni molto forti in quel preciso momento della mia vita, oltre che cambiare, a volte radicalmente, il mio approccio in generale alla musica ed al mio strumento.


01 THE BEATLES – Revolver

Inizia tutto da qui:  avevo 11 anni ed acquistai quello che sarebbe stato il mio primo LP con i risparmi della paghetta. Scelsi sicuramente un album non di immediato ascolto se guardiamo la prolifica carriera del gruppo di Liverpool,  però quella copertina … mi attirava più di altre, inoltre dentro era contenuta “Eleanor Rigby” che dovevo assolutamente avere. Corsi a casa ed una volta messo sul piatto il disco (all’epoca i CD ovviamente non esistevano) ragazzi … che suono …  . Era fatta, dovevo imparare a suonare il basso come Paul, il mio idolo.


02 DEPECHE MODE – Construction Time Again

Pur fedele ai Beatles da sempre e per sempre, vengo catturato alla radio da un gruppo le cui sonorità sono enormemente distanti da tutto quello che avevo ascoltato fino ad allora. L’impasto di note, dai suoni metallico-industriali  sprigionate dall’uso praticamente esclusivo di sintetizzatori e sequencers, mi proiettò in una nuova era: la new wave. I Depeche Mode, che ancora oggi adoro, furono un tramite, per poi passare ai vari Simple Minds, U2, ecc. dove il basso era sicuramente uno strumento predominante.


03 CURE – The Head On The Door

Il passaggio dalla new wave alla dark music è presto fatto.  Ancora oggi ricordo quell’angosciante video di “Close to Me” dove i Cure sono rinchiusi in un armadio e precipitano da un dirupo. E così … vai sulle 4 corde del mio basso, per imparare i giri di quello che era divenuto il mio gruppo preferito assime ai Joy Division, Ximox ed altre band dai suoni decisamente tetri.


04 JAPAN – Gentlemen Take Polaroids

Grazie ad un compagno di classe di seconda superiore, mi innamoro subito del sound dei Japan e rimango alquanto meravigliato dal bassista e dai suoi giri armonici, giri che non riuscivo a riprodurre fedelmente perché “il mio” basso non suonava come “il suo”. Scopro così l’esistenza del fretless bass (ovvero il  basso senza tasti) e con lui la grande originalità di Mick Karn che era appunto il bassista dei Japan.


05 BRAND X – Unorthodox Behaviour

Mick Karn, in un’intervista letta all’epoca, dichiarava di aver imparato ad usare il fretless grazie al suo maestro: Percy Jones. Cerco, con non poca difficoltà, ed alla fine trovo ed acquisto a scatola chiusa  ”Unorthodox Behaviour” dei Brand X dove suonava, appunto, Percy Jones. L’ho consumato questo disco e con lui tutti gli altri album di questo incredibile quanto originale gruppo jazz rock.


06 YELLOW JACKETS – Politics

Un insegnante di basso, con il quale avevo avuto modo di approfondire la tecnica dello slap, mi parla di una band chiamata Yellow Jackets e mi consiglia di ascoltarli con attenzione perché avrebbero sicuramente migliorato la mia conoscenza musicale. E questo fu decisamente una delle migliori dritte, nonostante il genere fosse molto diverso dal contesto rock. Mi procurai l’album omonimo “Yellow Jackets” assieme a “Politics” ed entrai a piedi uniti nel magico mondo della fusion, con i suoi tecnicismi e le sue armonie.


07 POLICE – Reggatta De Blanc

Qui devo sicuramente ringraziare un mio caro e vecchio amico, con la sua insistenza nel farmi ascoltare un intero album dei Police.  Ma dove li avevo lasciati fino ad ora ? E’ con “Regatta De Blanc” che nasce anche il desiderio di suonare in una band, e comincia per me l’era dei gruppetti da garage e del ritrovo fisso per fare le prove assieme.


08 RUSH – Grace Under Pressure

Oramai diciassettenne, leggo un annuncio “Cercasi bassista …”  e mi presento per un provino.  Mi viene chiesto: “Conosci i Rush ?” e io ” …. emmm, si, qualcosa ma … adesso sono un po’ in difficoltà”. Ovviamente non avevo la minima idea di chi fossero ma dopo due prove sono nella band con un sacco di compiti per casa e, tra questi,  “Distant Early Warning”, dall’album “Grace Under Pressure”.  Il trio  canadese  con un bassista cantante come front man (Geddy Lee) e con l’uso elegante e mai esagerato di tempi dispari, sono una delle cose migliori che avessi sentito. Sono ancora ora oggi una delle mie band preferite.


09 LED ZEPPELIN – IV

Arriva un po’ tardi la mia attenzione per il “gruppo del  dirigibile”.  Mi procuro ”IV” come primo album: da allora non li ho mai più riposti in un cassetto. Seguiranno a ruota i vari Deep Purple, Rainbow, Black Sabbath, ecc. ma “i Led” rimarranno per me sempre “i Led”.


10 KISS – Dressed To Kill

Fenomeno da baraccone od incontenibile energia rock ? Solo dopo aver ascoltato e visto dal vivo i Kiss è possibile capire quale sia la portata devastante di un quartetto fatto di musicisti preparati (anche se non dei mostri sacri a livello di tecnicismi) che hanno saputo miscelare liriche e riff intuitivi in un teatro di immagini e coreografie uniche.  “…I wanna rock and roll all nite and party every day … 😉


11 VAN HALEN – 5150

Vengo a sapere della dipartita di David Lee Roth ed attendo con curiosità il sostituto di quello che era stata una vera e propria icona rock metal. “5150” è il primo album con Sammy Hagar e, da allora, ho definitivamente posto i V.H. nell’ Olimpo dei miei gruppi hard rock preferiti.


12 QUEENSRYCHE – Operation Mindcrime

Acquisto su suggerimento di un amico batterista Operation Mindcrime dei Queensryche: ragazzi qui non ce n’é per nessuno! O.M. è forse il miglior album di questa band di Seattle, capitanata da Geoff Tate, singer dall’ugola incredibile. Giuro di aver registrato una cassetta per autoradio interamente e solo con “I Don’t Believe In love” sia sul lato A che sul B (non dovevo più riavvolgere il nastro per riascoltarla). Il suono di basso di Eddy, pieno e molto definito, mi avvicina all’uso del plettro che prima di allora avevo snobbato …


13 JACO PASTORIUS – Word Of Mouth

Puoi dire di suonare il basso e non conoscere Jaco ? Direi di no, fu quindi un acquisto obbligato, ma mi permise di conoscere l’approccio “free” allo strumento: la tecnica è indubbiamente indispensabile ma deve essere avvalorata da una naturalezza esecutiva che Jaco, come non molti altri, aveva di suo.


14 MILES DAVIS – Tutu

L’amore per il jazz era oramai totale ma ancora mi erano oscure quelle armonie che tanto mi affascinavano. Decisi quindi di prendere un po’ di lezioni di armonia jazz e Tutu fu l’album che mi venne consigliato di ascoltare. Meraviglioso è dir poco. Meraviglioso Miles e meraviglioso Marcus Miller al basso,  certo però che quando uno sente delle composizioni del genere capisce che la strada è ancora lunga e … molto, molto polverosa.


15 PAT METHENY – Still Life (Talking)

Mi piace molto il Pat Metheny innovativo ma non troppo sperimentale e quest’album credo sia il giusto compromesso.  Lo spessore tecnico della sua band le composizioni mai banali rivelano un mondo dove il jazz sicuramente fa da padrone. Come si dice ? Quando non sai cos’ è allora sicuramente è jazz.